Fast-Fashion
Fast-Fashion? No grazie!
Come evidenziato nel documento “Rifiuti tessili: occorrono strategia e strumenti economici” redatto dal Laboratorio di ricerche REF, del novembre 2021, secondo il “Circular Economy Action Plan” della Commissione Europea, il settore tessile è al quarto posto (dopo alimentare, costruzioni e trasporti) per impiego di materie prime e acqua, e al quinto per emissioni di gas serra (responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas serra).
La causa principale è da attribuire alla sempre maggior diffusione della cosiddetta fast-fashion (moda veloce), costituita da prodotti di prezzo modico ma di scarsa qualità (molto spesso costituita da fibre sintetiche quali il poliestere), che induce il consumatore ad acquistarne in quantità sempre maggiore e ad utilizzarli per periodi di tempo sempre più limitati, scartandoli per acquistarne altri, spesso ad ogni cambio di stagione, e facendo aumentare in maniera cospicua i rifiuti prodotti. Inoltre, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, la produzione tessile è responsabile del 20% circa dell’inquinamento globale dell’acqua potabile, e del 35% delle microplastiche rilasciate nell’ambiente (a causa del lavaggio degli indumenti sintetici), che possono finire nella catena alimentare.
Questi capi sono difficilmente riciclabili perché spesso costituiti di fibre sintetiche, e colorati con tinture chimiche, la cui produzione comporta un’enorme consumo di risorse naturali ed è una delle cause principali dell’inquinamento dei corsi d’acqua e dei suoli. Senza contare lo sfruttamento dei lavoratori del settore, sottopagati e costretti a turni estenuanti.
Tristemente famosa è la mega discarica di rifiuti tessili localizzata nei pressi di Alto Hospicio, all'estremità occidentale del deserto di Atacama (Cile), talmente estesa da essere visibile dalle foto satellitari. Qui giacciono migliaia di tonnellate di abiti provenienti da tutto il mondo, scaricati illegalmente e composti per lo più da fibre sintetiche, che impiegano migliaia di anni prima di degradarsi, e spesso vengono dati alle fiamme liberando sostanze tossiche nell'atmosfera, costituendo un grave pericolo per la salute umana e per gli ecosistemi.
E’ quindi fondamentale che ognuno di noi, attraverso semplici e piccoli gesti, contribuisca ad aiutare il pianeta, producendo meno rifiuti.
In che modo?
- Il primo e ovvio comportamento da adottare è quello di acquistare meno vestiti e comunque di utilizzarli il più possibile, e non eliminarli ad ogni cambio di stagione;
- I vestiti che non utilizziamo più possono essere regalati o scambiati con le amiche, le vicine di casa, le mamme dei compagni di scuola dei figli, oppure donati alla parrocchia o alle associazioni di volontariato (Caritas etc..) che li destinano alle famiglie in difficoltà del territorio.
- Organizzare o partecipare a Swap party, eventi dove ci si scambia capi di abbigliamento e accessori, consentendo di rimettere in circolo capi di abbigliamento, rinnovando il guardaroba a costo zero!
Nel documentario che segue “Junk – armadi pieni” realizzato da Willmedia in collaborazione con Sky Italia è possibile rendersi conto dell’impatto sul pianeta e sulle persone dello spreco di abiti di cui anche noi siamo inconsapevolmente in parte responsabili
https://www.youtube.com/playlist?list=PLN9EaTIOHucSkBGWeeYD54pP1HogjtsUK
Data creazione: Fri May 17 10:28:16 CEST 2024