Notte 2021
La Biblioteca Isimbardi e Medialogo partecipano alla "Notte degli archivi"
In occasione della “notte degli archivi” oggi 4 giugno 2021, la Biblioteca Isimbardi e l’Archivio di Medialogo anche quest'anno vogliono partecipare, dando il loro contributo, alla divulgazione presso il grande pubblico delle storie conservate nei propri archivi.
Secondo la tradizione, a Milano l’assistenza ai bambini esposti ebbe inizio nel 787, con l’apertura del primo Brefotrofio, per iniziativa dell’arciprete Dateo. Gli ospizi che in seguito svolsero quest’attività caritativa, associandola al ricovero delle gestanti sole, nel 1456 furono concentrati nell'Ospedale Maggiore. L’Hospitale Grande provvedeva ad affidare i neonati a nutrici esterne e a famiglie di «allevatori» salariati, ma tentava nel contempo di contrastare l’abbandono, offrendo ai genitori poveri «elemosine» oppure il baliatico gratuito.
Nel 1781 l’imperatrice Maria Teresa d'Asburgo dispose il trasferimento dei reparti destinati agli esposti e alle partorienti nell’ex-monastero di Santa Caterina alla Ruota. La Pia Casa arrivò ad accogliere più di 5.000 neonati l’anno, in gran parte legittimi.
Già dalle prime sedute del Consiglio provinciale, quella inaugurale ebbe luogo il 5 marzo 1860 con il Regio Governatore e Presidente della Deputazione provinciale Massimo D’Azeglio, si discusse molto sulle materie che furono storicamente di competenza della Provincia di Milano: strade, scuole, assistenza e psichiatria, ambiente, agricoltura, acque e canali, ferrovie, ecc. Tuttavia è con la Legge comunale e provinciale del 1865 che la Provincia fu chiamata a deliberare su materie quali il mantenimento dei pazzi e degli esposti poveri, argomenti di fondamentale importanza sociale. La Provincia s’impegnava, altresì, a sistemare la rete delle opere pie milanesi, che comprendeva ospedali, manicomi, asili, orfanotrofi, riformatori, ospizi, monti di pietà, istituti elemosinieri, ecc.
Un fenomeno che il Consiglio dovette subito affrontare, fu quello dell’esposizione, ovvero dell’abbandono infantile in luogo pubblico. Le spese per il mantenimento degli esposti furono poste a carico di Comuni e Province a partire dal 1866, dopo che la legge 20 marzo 1865 ebbe assegnato agli enti locali l’assistenza agli esposti. Fu proprio in quell’anno che il Consiglio provinciale deliberò di assumere a proprio carico la Pia casa degli esposti e delle partorienti in Santa Caterina alla ruota in Milano, che fu, quindi, staccata dall'Ospedale Maggiore, pur mantenendo la sua sede storica. Nel 1868 la Provincia di Milano, subentrata nella gestione dell'Ospizio degli esposti, dispose la chiusura della ruota, nell’intento di riservare l’assistenza ai soli “illegittimi”. Dagli anni Novanta si cominciò a favorire il riconoscimento dei figli naturali con la concessione di sussidi alle madri. Nel 1927 il brefotrofio, dal quale nel 1903 era stato staccato il reparto di maternità, fu riorganizzato nell’Istituto provinciale di protezione ed assistenza dell'infanzia (IPPAI).
La BIBLIOTECA ISIMBARDI custodisce alcuni volumi sull’assistenza a Milano e nella sua provincia.
“Frammenti visivi nel tempo” (Provincia di Milano, 2010)
Il libro raccoglie alcune immagini dagli archivi provinciali del Brefotrofio e di altri Istituti provinciali di assistenza all’infanzia dall’epoca della loro istituzione.
“Il Nuovo brefotrofio Provinciale di Milano” (Milano, Poligrafia Italiana).
Il libro fu pubblicato in occasione dell'inaugurazione del nuovo Brefotrofio provinciale milanese nel 1912. Contiene un profilo storico sull'assistenza all'infanzia abbandonata, una descrizione tecnico-architettonica della nuova sede ed infine una panoramica dei servizi industriali che vi furono realizzati: impianto di riscaldamento e ventilazione, distribuzione dell’acqua, lavanderia e disinfestazione, impianto di illuminazione, ecc.
“Si consegna questo figlio”: l'assistenza all'infanzia e alla maternità dalla Ca' Granda alla Provincia di Milano, 1456-1920 (Milano, Università degli studi, 2008).
Ricostruisce la storia dell’assistenza all’infanzia e alla maternità nell’area milanese. Da questo volume apprendiamo che l’abbandono infantile seguiva una precisa ritualità, di cui faceva parte la consuetudine a lasciare sui neonati abbandonati oggetti o biglietti trascritti. La funzione di questi oggetti era principalmente quella identificativa, un “segno di riconoscimento”, che avrebbe permesso al genitore, nel caso di un futuro ricongiungimento, di riconoscere in maniera univoca il proprio figlio tra tanti. Non a caso, infatti, era abitudine conservare copie o parti di questi contrassegni da parte dei parenti, per presentarli all’atto del ritiro del figlio. Tra i segnali di esposizione, per esempio, vi erano immagini di santi o di personaggi importanti “tagliate in forma d’incontro”.
"Volker Hunecke, “I trovatelli di Milano. Bambini esposti e famiglie espositrici dal XVII al XIX secolo” (Bologna, Il mulino 1989).
Sul tema dell’abbandono infantile a Milano, l’autore ci descrive, tra le tante cose, il modo in cui i bambini facevano il loro ingresso al brefotrofio, ovvero i diversi “modi di esposizione”.
Si evidenzia, inoltre, che uno dei primi provvedimenti della Provincia di Milano, a partire dal 1865, fu anche quello di vietare ai bambini di portare a scuola il “vinello”, un vino di scarsa qualità. Da un’inchiesta effettuata alla fine dell’Ottocento risultava, infatti, che nelle scuole elementari di Milano e sobborghi solo il 17% dei bambini fosse astemio, e che tra i bambini provenienti da famiglie povere i casi di ubriachezza fossero molto frequenti.
Il "NUOVO BREFOTROFIO" di Milano, fondato oltre cento anni fa, ora è sede di uffici della Città metropolitana di Milano, in Viale Piceno 60 nell’edificio che dal 1911 ospitò il brefotrofio provinciale. Qui si trova l'archivio storico degli Istituti provinciali assistenza infanzia Milano (AIPMi).
Gli archivi, la fototeca e la biblioteca IPPAI rappresentano un segmento fondamentale per una preziosa ricostruzione della storia di Milano e della sua provincia, poiché testimoniano non solo le vicende secolari di un grande impegno solidaristico, ma anche la vita quotidiana di decine di migliaia di persone.
L'ARCHIVIO DI MEDIALOGO contribuisce con il film di Guido Guerrasio:
"Hanno bisogno di noi" Milano, 13 min.
https://www.cittametropolitana.mi.it/medialogo/news/Hanno-bisogno-di-noi/
Girato negli anni Cinquanta, documenta gli interventi compiuti dall'Amministrazione provinciale di Milano nel campo dell'assistenza. Con tutta probabilità si tratta di uno dei primi documentari in pellicola a carattere "istituzionale" prodotti da un ente locale.
La pellicola 16 mm, è stata ritrovata dagli operatori di Medialogo nelle cantine di Palazzo Isimbardi negli anni Novanta,insieme ad altre "pizze" cinematografiche, con grande opera di recupero storico. Nel 2005 la pellicola è stata restaurata, successivamente trasferita su nastro Digital betacam e resa nuovamente visibile al pubblico. Il documentario ha partecipato alla Mostra Cinematografica di Venezia con molto successo.
L'autore
Guido Guerrasio (Milano, 9 luglio 1920 – Milano, 3 maggio 2015) è stato un regista, sceneggiatore e montatore italiano. Guerrasio si è dedicato quasi unicamente ai mondo movie, genere nato in Italia agli inizi degli anni sessanta. Nel 1948 girò il suo primo film dal titolo Amalfi. Successivamente filmò altre pellicole semi sconosciute ad eccezione de Il Piave mormorò, il suo primo documentario realistico, che prende in considerazione gli avvenimenti bellici legati al fiume Piave. Nel 1969 Guerrasio girò il suo primo mondo movie dal titolo Africa segreta e nel 1971 il suo più celebre film Africa ama, che ottenne un discreto successo. La sua ultima pellicola fu L'Italia in pigiama, che narra dei vizi degli italiani. E' stato anche aiuto regista della pellicola Africa nuda, Africa violenta del 1974. (da Wikipedia)
Per la Provincia di Milano, oltre a Hanno bisogno di noi, ha girato anche Ragazzi al bivio (1959).
Data creazione: 04 June 2021