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La Cassa Integrazione Guadagni


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Solitamente il numero delle ore di cassa integrazione autorizzate, fornito dall’INPS, costituisce un indicatore della condizione di salute del tessuto produttivo locale, registrando il numero delle ore di lavoro per le quali le imprese, nei periodi di fermo delle attività, richiedono sostegno pubblico per assicurare continuità di reddito ai propri dipendenti.

Nel 2020 il numero totale di ore di cassa integrazione autorizzate, nell’area metropolitana, è stato pari a 247 milioni, un ammontare quattro volte superiore al picco storico registrato al tempo della Grande Crisi del 2010; ciò di per sè rende evidente la dimensione emergenziale dell’anno scorso che ha registrato variazioni percentuali rispetto al 2019 del 2.890% per la cassa integrazione ordinaria, e dell’84% per la cassa integrazione straordinaria.  Misure di sostegno ulteriormente rafforzate dal governo che ha autorizzato le Regioni a riconoscere ai datori di lavoro del settore privato il trattamento di cassa integrazione salariale in deroga, nel caso non fossero applicabili altri istituti di tutela (articolo 22 del decreto legge n. 18 del 17 marzo del 2020).

Per tradurre il monte ore in lavoratori coinvolti l’Osservatorio ha elaborato una metodologia di stima[1].

In valori assoluti, nel territorio di Città Metropolitana, si ipotizza che nel 2019 i lavoratori interessati da una delle due principali forme di integrazione salariale siano stati 7.344 mentre nel 2020 i lavoratori coinvolti siano stati 106.238 a cui si aggiungo 68.768 lavoratori in cassa integrazione in deroga.

Per rendere visivamente questa crescita si osservi la figura 2 che presenta i valori mensili cumulati delle ore autorizzate suddivise nei tre istituti di Cassa Integrazione Guadagni previsti della normativa[2].

Il ritardo della partenza dei differenti istituti è legata alla tempistica con la quale il governo ha allargato la platea dei potenziali beneficiari per la cassa in deroga. 

Figura2
Figura 2

 

 

 


[1]  Questo calcolo si basa sulla ipotesi che tutti i lavoratori coinvolti siano posti dalle aziende a zero ore, ossia interrompano completamente la propria attività, poiché questa è una condizione estrema, realisticamente il numero dei lavoratori toccati è superiore a quello esposto.

[2]  I grafici, così come le stime presentate, si basano su elaborazioni curate dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro relative ai dati originali Inps che comprendono il territorio della vecchia Provincia di Milano includendo anche l’attuale Provincia Monza e Brianza.

Ultimo aggiornamento: 05 July 2021
Data creazione: 04 May 2021