Parco Lombardo della Valle del Ticino

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Grazie alla sua collocazione geografica, il Parco del Ticino offre una incredibile varietà di paesaggi e di specie animali e vegetali.

Ponte sulla lanca alla Fagiana

Il Ticino nasce in Svizzera.
La sua sorgente principale è in testa alla val Bedretto, al Passo di Novena, a circa 2.480 metri di quota, mentre un’altra sorgente è nei pressi dell’Ospizio del San Gottardo e si congiunge alla prima ad Airolo.
Dopo un percorso selvaggio (da vedere le gole di Stalvedro e del monte Piottino), all’imbocco della piana di Magadino il Ticino viene imbrigliato in argini che ne fanno un banale canale fino al delta con cui sfocia nel Lago Maggiore.

Ne esce nei pressi di Sesto Calende per proseguire il suo corso fin oltre Pavia dove, in località Ponte della Becca, unisce le sue limpide acque a quelle limacciose del Po.
La lunghezza complessiva è di 248 chilometri, 110 dei quali interessano il territorio dei Parchi omonimi.

Il "Parco del Ticino" si estende, lungo il fiume omonimo, su due regioni: Piemonte e Lombardia e - amministrativamente - è composto da due enti: il piemontese Parco Naturale della Valle del Ticino e il Parco Lombardo della Valle del Ticino.

Il Parco piemontese ha un’estensione limitata e interessa la sola fascia fluviale senza comprendere le aree urbanizzate, valorizzando perciò i soli elementi naturali.

Il Parco lombardo, che si snoda dal Lago Maggiore fino al Po, comprende invece l’intero territorio di quarantasette comuni.

Una scelta questa per estendere la competenza in termini di tutela e valorizzazione non solo sull’ambiente, ma anche su aspetti storici, archeologici, architettonici, agricoli presenti sul territorio, con un’opera di conservazione che ha anche l’obiettivo di non frenare le attività compatibili.

Giornale della Lombardia 1972, raccolta di firme per l'istituzione del Parco

Il Parco Ticino è il primo parco regionale italiano, nato anche grazie alla iniziativa popolare lanciata da una rivista, il Giornale della Lombardia, oltre trenta anni or sono e ha fatto scuola per la istituzione di centinaia di altre aree protette italiane.
Oggi è un monumento alla natura riconosciuto dall'Unione Europea nei suoi siti comunitari e dall'Unesco, quale Riserva della rete internazionale Man & Biosphere

Non si deve dimenticare che il Parco del Ticino occupa un’area vicinissima a Milano, popolata da circa mezzo milione di abitanti che vivono, si muovono e lavorano sul territorio.
Da questo nasce un continuo confronto con l’attività umana e le sue componenti più importanti. Una sfida che il Parco raccoglie giornalmente attraverso un programma di gestione compatibile del territorio.
La nuova legge del Parco è uno strumento che non si limita ad apporre dei vincoli, ma che, partendo dalla conoscenza dei dati ambientali di base, traccia una nuova filosofia nella politica di protezione del fiume e delle sue aree.

Geomorfologicamente la valle del Ticino è caratterizzata da una forma detta "a cassetta": il fiume si è infatti scavato una vallata in tutti gli ambienti attraversati (colline moreniche, pianalti e pianura) piuttosto stretta nella parte superiore e più ampia in quella centrale.
Seguendo il corso del suo alveo, si può notare che il dislivello tra la pianura e il greto diminuisce man mano che ci si allontana dal Lago Maggiore: nel tratto da Sesto Calende a Somma Lombardo il Ticino scorre tra le colline moreniche con una forte differenza di quota; ad Oleggio il dislivello tocca i quaranta metri, mentre a Vigevano i venti.

Ruscello nel SIC Boschi di Turbigo

Per quanto riguarda la configurazione dell’alveo si può dire che il corso del Ticino, tra Oleggio e Motta Visconti, è composto in generale da uno o più rami principali con isole di sabbia e ghiaia che creano diramazioni e canali, estremamente variabili per dimensioni e portata. 

Il sistema tocca la massima complessità a valle di Vigevano.

Il corso del fiume è in costante evoluzione, soggetto a incessanti modificazioni e con un equilibrio dinamico che è elemento fondamentale per il mantenimento del valore ecologico del fiume e della sua vallata.
Negli ultimi venti chilometri il fiume torna a corso unico, anche se abbastanza tortuoso, con sponde ben definite all’interno della piana alluvionale.

Interventi di contenimento delle sponde con pietre e blocchi in cemento, iniziati massicciamente dagli anni Cinquanta, hanno di fatto limitato la nascita di nuove "lanche".
Queste sono parti del fiume, in corrispondenza di anse, pian piano escluse dal percorso della corrente e in seguito del tutto isolate dal corso del fiume.
Addirittura le vecchie lanche tendono ad interrarsi a causa di sedimenti che si depositano nel corso delle piene, diventando terreno fertile per la vegetazione palustre.
La quale, inevitabilmente, ostruisce e colma i fondali.

Il fiume Ticino non solo rappresenta un polmone verde in un’area di forte antropizzazione e industrializzazione, ma anche un corridoio naturalistico che collega - per un centinaio di chilometri - l’area pedemontana del Lago Maggiore al Po.

 

 

Ultimo aggiornamento: 16 January 2019
Data creazione: 24 November 2016

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