Dalla disperazione al successo

A questo punto del nostro percorso lasciamo volentieri voce e spazio al racconto del Maestro, ripreso integralmente nella poderosa biografia di Carlo Gatti.
«Una sera d’inverno nell’uscire da Galleria De Cristoforis m’imbatto in Merelli che si recava a teatro. Nevicava a larghe falde, ed esso prendendomi sotto braccio mi invita ad accompagnarlo al camerino de La Scala. Strada facendo si chiacchiera e mi racconta di trovarsi in imbarazzo per l’opera nuova che doveva dare: ne aveva l’incarico Nicolai, ma questi non era contento del libretto.

Interno_Scala—    Figurati, dice Merelli, un libretto di Solera, stupendo!... magnifico!... straordinario!... posizioni drammatiche efficaci, grandiose: bei versi!... ma quel caparbio di maestro non ne vuol sapere e dichiara che è libretto impossibile!...Non so dove dar di capo per trovarne un altro subito.
—    Ti levo io dall’impiccio, soggiunsi: non hai fatto fare per me il “Proscritto”? non ne ho scritto una nota: lo metto a tua disposizione.
—    Oh bravo…è una vera fortuna.

Così dicendo si era giunti al teatro: Merelli chiama il Bassi, poeta, direttore di scena, buttafuori, bibliotecario, ecc., e lo incarica di guardare subito nell’archivio se trova una copia del “Proscritto”. La copia c’è. Ma in pari tempo Merelli prende in mano un altro manoscritto e mostrandomelo, esclama:
—    Vedi, ecco qui il libretto di Solera, un così bell’argomento, e rifiutarlo!... Prendi…leggilo.
—    Che diamine debbo farne?... no, no non ho la volontà alcuna di leggere libretti.
—    Eh… non ti farai male per questo…leggilo e poi me lo riporterai.

E mi consegna il manoscritto: era un gran copione a caratteri grandi, come s’usava allora. Lo feci in rotolo e saltando Merelli mi avvio a casa mia. Strada facendo mi sentivo indosso una specie di malessere indefinibile, una tristezza somma, un’ambascia che mi gonfiava il cuore…

Mi rincasai e con un gesto quasi violento, gettai il manoscritto sul tavolo, fermandomisi ritto in piedi davanti. Il fascicolo cadendo sul tavolo si era aperto: senza saper come, i miei occhi fissano la pagina che stava accanto a me innanzi, e mi si affaccia questo verso: “Va, pensiero, sull’ali dorate”.

1923-NabuccoScorro i versi seguenti e ne ricevo una grande impressione, tanto più che erano quasi una parafrasi della Bibbia, nella cui lettura mi dilettavo sempre. Leggo un brano, ne leggo due: poi fermo nel proposito di non scrivere, faccio forza a me stesso, chiudo il fascicolo e me ne vado a letto… Ma sì…“Nabucco” mi trottava pel capo!...il sonno non veniva: mi alzo e leggo il libretto, non una volta, ma due, ma tre, tanto che al mattino si può dire ch’io sapeva a memoria tutto quanto il libretto di Solera.

Con tutto ciò non mi sentivo di recedere dal mio proposito, e nella giornata ritorno al teatro e restituisco il manoscritto a Merelli.
—    Bello, eh…mi dice lui.
—    Bellissimo.
—    Eh!... dunque mettilo in musica.
—    Neanche per sogno…non ne voglio sapere.
—    Mettilo in musica, mettilo in musica!

E così dicendo prende il libretto, me lo ficca nella tasca del soprabito, mi piglia per le spalle, e con un urtone mi spinge fuori dal camerino. Non solo, mi chiude l’uscio in faccia con tanto di chiave.
Che fare? Ritornai a casa col ico_audio “Nabucco” in tasca: un giorno un verso, un giorno l’altro, una volta una nota, un’altra volta una frase… a poco a poco l’opera fu composta».

 

Ultimo aggiornamento: Thu Jun 29 15:41:09 CEST 2017
Data creazione: Thu Jun 29 15:40:12 CEST 2017